Direttore: Prof. Angelo Grimaldi

Vice Direttore: Dr. Sergio D’Errico

Consigliere: Dr. Dario Grimaldi

Consigliere: Prof. Italo Gafà

Consigliere: Dr. Cihangir Tanrikulu

SEGRETERIA

Franca Indelicato

La storia costituzionale del risorgimento assume come principale oggetto di studio la prospettiva normativo-istituzionale, senza però escludere la prospettiva dottrinale. Ci occuperemo prevalentemente delle norme che in passato hanno regolato i fondamenti dell’organizzazione e del funzionamento degli Stati pre-unitari e, successivamente, dello Stato unitario fino alla conclusione della prima guerra mondiale (1918): Assemblee Costituenti e relativi atti, Parlamenti, atti parlamentari, Costituzioni, corpo elettorale, la carica di capo dello Stato, i governi, le amministrazioni pubbliche, magistrati e tribunali.

Consideriamo importante la prospettiva della comparazione e condividiamo l’idea che la storia costituzionale possa nutrirsi di analisi e riflessioni “che guardano al campo largo delle grandi rivoluzioni costituzionali”, alla diffusione di modelli e culture. Le esperienze costituzionali risorgimentali non prescindono dalle vicende costituzionali delle tre grandi rivoluzioni nazionali: la rivoluzione inglese, la rivoluzione americana del 1776, la rivoluzione e il costituzionalismo francese.

Percorreremo insieme questo lungo cammino politico-giuridico costituzionale risorgimentale che inizia con il costituzionalismo giacobino (1796) e si conclude nel 1918 con la fine della prima guerra mondiale.

Con la pubblicazione dei documenti si vuole contribuire alla diffusione delle fonti ufficiali che riguardano in modo particolare la storia giuridico-costituzionale del Risorgimento, l’attività delle Assemblee Costituenti e le vicende politico-giuridiche costituzionali. I documenti sono a disposizione dei ricercatori, dei docenti, degli studenti universitari e degli istituti di istruzione secondaria.

La collaborazione alla rivista è gratuita e gli Autori assumono la piena responsabilità della originalità del documento pubblicato e del contenuto del medesimo, esonerando espressamente la Rivista da ogni possibile rivendicazione di terzi. Le immagini pubblicate si assumono di pubblico dominio in quanto tratte dalla rete. Gli eventuali aventi diritto alla rimozione possono inviare mail a [email protected]  specificando le ragioni dell’inibitoria.

Al centro della bandiera il berretto “frigio”. Il berretto è un elemento fondamentale del costume del regno persiano del VI secolo a.C. al II secolo a. C. Inizialmente utilizzato dai sacerdoti del Sole nella regione omonima della Frigia nell’attuale Anatolia turca. Fu poi adottato dai soldati dell’esercito persiano e più tardi, nell’antica Roma, divenne il copricapo che il padrone donava agli schiavi liberati, i liberti. In epoca romana il berretto frigio (pileus) assunse il valore simbolico di libertà.

Il berretto frigio divenne simbolo di libertà nella rivoluzione francese e nelle repubbliche giacobine italiane (1796-1799). La donna con il berretto frigio fu utilizzata anche dal movimento socialista come simbolo di rinnovamento, progresso e liberazione dell’umanità.

Il berretto frigio lo troviamo anche nella bandiera della Virginia Occidentale, del New Jersey, come sigillo dell’United States Army, nello stemma del Senato USA, nello stemma dell’Argentina, Bolivia, Cuba, El Salvador, Nicaragua.

La corona intrecciata con le foglie di quercia rappresenta il potere militare, la forza. L’archipendolo, invece, lo strumento per verificare l’orizzontabilità di un piano è simbolo di equilibrio e di eguaglianza.

I pugnali di Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino sottolineano l’odio contro la tirannia (che richiama la memoria delle idi di Marzo, 15 marzo 44 a. C.).

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